IL NOSTRO IMPEGNO
Ogni anno migliaia di tartarughe marine della specie Caretta caretta muoiono perché intrappolate nelle reti o impigliate agli ami per la pesca al pescespada, tranciate da imbarcazioni e soffocate da rifiuti di plastica che ormai hanno invaso i nostri mari. Pericoli concreti a cui si aggiunge la difficoltà di trovare spiagge adatte alla nidificazione a causa della cementificazione, dell’inquinamento luminoso ed acustico.
Una specie protetta rischia, così, l’estinzione a causa dell’uomo. Per questo Legambiente è da anni attivamente impegnata nella salvaguardia di questi animali attraverso un’azione integrata che prevede attività di recupero e cura, controllo delle aree di nidificazione, monitoraggio dei nidi, attività di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei pescatori, dei turisti e delle popolazioni locali.
Attività di recupero e cura

Alcuni studiosi stimano che ogni anno in Italia oltre 40.000 tartarughe marine vengano catturate accidentalmente durante le attività di pesca professionale: di queste sono circa 10 mila quelle che non sopravvivono. Per ridurre la mortalità di questi animali, Legambiente ha istituito dei Centri di Recupero e Primo Soccorso. Si tratta di veri e propri ospedali dove le tartarughe in difficoltà vengono curate, riabilitate e restituite al mare. Sono oltre 1600 gli esemplari salvati negli ultimi 10 anni grazie alle strutture gestite dall’associazione. Al Centro di Manfredonia, che è quello che in Italia recupera il maggior numero di animali, si aggiungono il Centro di Recupero di Talamone, gestito in collaborazione con il Parco Naturale della Maremma e al momento in manutenzione, e il Marine Turtle Center di Pioppi nel Parco Nazionale del Cilento. Legambiente collabora anche con l’AMP delle Isole Egadi nella gestione del Centro Recupero Tartarughe Marine di Favignana.
In circa il 50% degli esemplari ricoverati presso i Centri di Recupero Tartarughe Marine di Legambiente sono stati documentati l’ingestione e/o l’intrappolamento in rifiuti marini, rappresentati da plastica per circa il 90%. Recenti studi condotti nel Tirreno settentrionale sulla Caretta caretta hanno dimostrato l’ingestione di rifiuti di plastica nel 71% degli individui per i quali è stato analizzato il tratto gastro intestinale. In 22 campioni sono stati trovati 483 frammenti di rifiuti, con una media di oltre 16 pezzi a campione. Sacchetti, resti di bottiglie e stoviglie, cotton fioc, lenze e imballaggi i rifiuti più comuni.
Il Centro di Recupero di Manfredonia nel Parco Nazionale del Gargano
A luglio 2022 è stata inaugurata la nuova “Casa del Mare”, il nuovo hub di Legambiente dedicato al recupero e alla cura delle tartarughe marine.
La missione del Centro, che si trova all’interno del Parco Nazionale del Gargano, è recuperare le tartarughe marine in difficoltà, curarle e rilasciarle in mare una volta guarite. Ogni anno sono oltre 100 gli esemplari che, grazie al fondamentale aiuto dei pescatori, vengono salvati e affidati alle cure degli operatori e dei volontari di Legambiente. Molte energie vengono impiegate anche nella sperimentazione di sistemi innovativi per ridurre le catture accidentali durante le attività di pesca. Inoltre, per aumentare le conoscenze scientifiche su questi animali, il Centro ha recentemente avviato anche un programma di monitoraggio satellitare, che consente di acquisire dati sulle aree frequentate dalle tartarughe marine.

Gli operatori e i volontari del Centro, in estate, svolgono anche il controllo delle spiagge per verificare la presenza di eventuali nidificazioni nella zona del Gargano. Le attività di informazione e sensibilizzazione rappresentano, infine, altre fondamentali iniziative in cui è impegnato il Centro, per fare in modo che la comunità e le istituzioni locali siano attivamente coinvolte nella tutela di questi animali simbolo della biodiversità marina.
Monitoraggio e protezione dei nidi
Ormai la nidificazione della Caretta caretta in Italia è divenuta una costante, e secondo diversi studi dietro il boom di nidi rinvenuti c’è anche l’aumento delle temperature legato al cambiamento climatico. Nell’estate 2021 sono stati individuati ben 256 nidi. Le regioni italiani più gettonate da mamma tartaruga sono Campania, Calabria e Sicilia ma anche Puglia, Sardegna, Lazio e Toscana e addirittura il Veneto dove nel 2021 si è registrato il nido più settentrionale del Mediterraneo, a Jesolo.
Ogni anno centinaia di volontari di Legambiente, i Tartawatchers, presidiano le coste italiane per tutto il periodo estivo, per individuare e proteggere i nidi di tartaruga Caretta caretta. L’obiettivo dei tartawatchers è seguire le tracce lasciate sugli arenili da mamma tartaruga per poi individuare i siti di ovodeposizione da mettere in sicurezza e proteggere da incursioni di animali selvatici oppure dai danneggiamenti involontari di bagnanti, turisti e addetti ai lavori impegnati nella pulizia delle spiagge.


La presenza di eventuali nidi viene rilevata grazie alle caratteristiche tracce di risalita sulla spiaggia rilevate da volontari che la pattugliano regolarmente utilizzando in alcuni casi anche appositi droni. Una volta accertata la presenza del nido l’area viene recintata e presidiata per evitare che le uova vengano predate da animali (topi, volpi, cani randagi, etc.), danneggiate da bagnanti o da mezzi meccanici che puliscono la spiaggia. Una volta nati i tartarughini vengono misurati e pesati e scortati fino al mare per evitare che diventino il pasto di gabbiani o di granchi. Soltanto 1 su 1000 raggiungerà intorno ai 20 anni di vita la maturità sessuale!
L’azione di Legambiente a favore delle tartarughe marine si sviluppa anche attraverso le attività di informazione e sensibilizzazione che l’associazione svolge nei confronti di una serie di categorie: dai pescatori agli insegnanti, dai diportisti agli studenti, dagli amministratori locali ai gestori degli stabilimenti balneari. E proprio con questi ultimi è stata recentemente lanciata l’iniziativa “Lidi amici delle tartarughe marine” che prevede il riconoscimento di un apposito vessillo Tartalove a quegli stabilimenti che si impegnano ad adottare, attraverso la firma di un disciplinare, alcune regole tartafriendly (es. pulizia spiagge manuale, riduzione inquinamento acustico e luminoso in ore notturne, distribuzione materiali informativi, collaborazione con centri recupero tartarughe marine, etc.).

Studio e ricerca
Molte energie vengono impiegate anche nello svolgimento di attività di studio e ricerca il cui obiettivo finale è quello di garantire a questi animali uno status di conservazione soddisfacente. Questa attività viene svolta principalmente attraverso importanti progetti finanziati dalla Commissione Europea. Il più recente è il progetto TARTALIFE che ha permesso di mettere a punto dei sistemi per la riduzione delle catture accidentali durante le attività di pesca professionale. Alcuni di questi sistemi, come ad esempio i TED e LED luminosi sono in grado di azzerare la mortalità. Altri, come ad esempio gli ami circolari, permettono di ridurre del 30% le catture. Per aumentare le conoscenze scientifiche sulle femmine nidificanti, Legambiente ha recentemente lanciato un nuovo programma di monitoraggio satellitare che consente di acquisire importanti informazioni sulle rotte navigatorie di questi animali.